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La Quercia

La quercia (Quercus) è un genere di piante appartenente alla famiglia delle Fagacee. Questo genere  comprende circa 600 specie di alberi (raramente arbusti) decidui o sempreverdi, originari dell’emisfero boreale. Nel nostro territorio sono comuni le specie Q. pubescens, Q. suber, Q. robur, Q. petraea, Q. ilex. La quercia più conosciuta e più comune è la farnia (quercia robur), caratterizzata da notevoli dimensioni, dal portamento maestoso con chioma irregolare, da corteccia liscia e opaca in esemplari giovani, profondamente fessurata e di colore scuro nelle piante adulte, foglie con margini lobati e due vistose orecchiette alla base. In tutte le specie i fiori sono insignificanti, di colore verde riuniti in amenti penduli (fiori maschili) o spighe peduncolate (fiori femminili), i frutti sono le ghiande, poste singolarmente o a gruppi, spesso non commestibili, che maturano in autunno insieme alla fioritura. Le ghiande hanno un ruolo importante nell’equilibrio ecologico, come nutrimento per molti uccelli,  piccoli mammiferi (scoiattoli, topi e roditori) e grandi mammiferi (maiali, cavalli). Sembra che questi animali abbiano meccanismi di auto-depurazione dai tannini, che rende loro possibile nutrirsi di ghiande senza problemi. Le querce, se infettate da un particolare parassita, sviluppano sulle foglie, ma anche sui rami più giovani, un tessuto di difesa chiamato “galla”, ricco di gallotannini, ingrediente  principale di questo composto chimico molto usato in erboristeria. Le querce amano terreni drenati ed esposti alla luce solare, ma la possente pianta tollera anche le aree ombreggiate. Il vecchio albero della quercia venerato dai Celti è simbolo di stabilità, può raggiungere l’età di cinquecento o addirittura mille anni ed un’altezza di oltre 50 metri.

Il genere botanico Quercus, da una traduzione celtica, significa letteralmente “albero bello”, mentre la specie che definisce la quercia comune “robur” indica la “forza”, ed esprime la robustezza e la resistenza della pianta. Il ramo di quercia era per gli antichi Romani simbolo di virtù, forza, coraggio, dignità e perseveranza. Esso è sempre stato il simbolo della forza, della virilità e del valore in campo militare. Le foglie di quercia venivano usate per creare le cosiddette corone civiche: simili a quelle d’alloro, esse erano emblemi del valore di un cittadino.

In fitoterapia, della quercia si utilizzano ghiande, corteccia, gemme, amenti e radici, da cui si ricavano per lo più tannini condensati (catechine, ellagitannini, proantocianidine), in una buona percentuale. Inoltre dalla quercia si ricavano quantità variabili di resine, pectine e flavonoidi. Per questa  particolare composizione, la quercia viene impiegata in fitoterapia soprattutto nel trattamento di diarree ed infiammazioni lievi a carico delle mucosa.

Le proprietà curative della quercia erano note in tempi molto antichi, già Dioscoride ne parlava nei suoi scritti. Anticamente la quercia e le sue parti venivano utilizzate a fini medici, specialmente  come antifebbrili ed antiemorragici, per la  notevole quantità di tannini contenuti dalla corteccia della pianta. Nella medicina popolare si diceva che i pastori erano soliti usare l’acqua piovana raccolta dalle cavità dei tronchi di quercia, per trattare i problemi alle vie urinarie dei loro capi.
Tuttora, per le medesime proprietà, la quercia viene impiegata per le sue qualità astringenti, antisettiche, vasocostrittrici, antivirali ed analgesiche, seppur blande.
La valenza terapeutica per eccellenza attribuita ai tannini è quella astringente: in particolare, ad uso esterno, i tannini di quercia sono particolarmente indicati per curare emorroidi, ragadi anali e fistole, proprio in virtù della proprietà cicatrizzante, antisettica e vaso-costrittiva di queste molecole.
Si consiglia l’impiego dell’estratto di quercia per trattare disturbi di varia natura, come geloni, iperidrosi, seborrea del cuoio capelluto e forfora. Decotti di corteccia di quercia sono usati esternamente come additivi per bagno e gargarismi, per malattie cutanee e delle mucose, contro eczemi umidi e pruriginosi, ustioni, infiammazioni della cavità orale e degli occhi. Assunto per via orale, l’estratto di quercia trova impiego nel trattamento di diarree aspecifiche e come stomachico.
Le gemme di quercia sono utili nelle convalescenze,  per regolarizzare la funzionalità intestinale e contro l’astenia sessuale. Le radici giovani e le ghiande di quercia, per la loro valenza terapeutica astringente ed antinfiammatoria,  trovano impiego nel trattamento di leucorree. Mescolando in parti uguali scorza di quercia, camomilla romana e genziana si ottiene un rimedio contro la febbre, noto anche come “china francese”. La corteccia va raccolta in primavera e su rami di quattro o cinque anni, successivamente va fatta seccare al sole, oppure all’ombra in un luogo arieggiato.

Macinata e ridotta in polvere fine, viene chiamata “concia” e, fiutata come tabacco, arresta l’epistassi. Facendone sciogliere 2-3 grammi in un cucchiaio di miele, e assunta al mattino a digiuno,  è efficace in caso di mestruazioni troppo abbondanti o prolungate.
Tostata e macinata, la ghianda può servire a preparare un surrogato di caffè, eccellente per lo stomaco e priva di sostanze eccitanti come il vero caffè.

Oltre ad avere proprietà astringenti, la corteccia di quercia è un tonico, un efficace emostatico ed è apprezzata nel trattamento delle malattie del fegato e dell’enterite cronica.

Da tempi oramai remoti, la quercia simboleggia la forza, l’energia cosmica e rappresentò il luogo sacro di unione tra Zeus ed Era. Anche le ninfe, secondo la tradizione, erano attratte dalla maestosità della quercia, tanto che l’alberò divenne il locus ideale per le loro profezie.
Le sue radici profonde hanno una forte relazione con l’acqua, per questo è molto spesso colpito dai fulmini. Per tale motivo gli antichi greci dedicarono la pianta  a Zeus, che veniva spesso raffigurato nell’atto di scagliare fulmini. Se venivano dette bugie sotto questo albero, la comunità veniva colpita dalla sfortuna e la quercia non avrebbe più prodotto ghiande, molto stimate come surrogato della farina di grano e cibo per i maiali. Anche i voti erano fatti sotto la quercia, lo stesso Socrate prestò giuramento “sotto la quercia”. Si credeva inoltre che le ghiande avessero proprietà afrodisiache e fecondatrici: lo stesso nome, derivato dal latino glans, indica l’organo sessuale maschile.

Per i Celti, il ciclo dell’anno è diviso in due metà: la metà del piccolo Sole (dal 21 Giugno al 21 Dicembre) e la metà del grande Sole (dal 21 Dicembre al 21 Giugno).
Il grande Sole era simboleggiato dall’agrifoglio (Tinne), governato da Saturno, rappresentante dell’anno Vecchio, mentre il piccolo Sole era associato a Giove, re dell’anno Nuovo. Il succedersi dei due cicli era visto come la lotta di successione fra Saturno e Giove, con Saturno spodestato ogni nuovo anno dal giovane Giove, il quale poi sarebbe diventato il nuovo Saturno e sarebbe quindi stato nuovamente spodestato.
I Celti consideravano l’albero della quercia come la porta di passaggio dal vecchio al nuovo anno, che iniziava con il solstizio d’estate, e la  associavano alla festa  del Sole, la Lughnasadh, che cadeva il 1° agosto. La maestosa pianta era la rappresentazione sensibile della divinità, attraverso cui i Druidi cercavano di entrare in contatto con le divinità, tramite un suo parassita, il vischio, e ingerendo le ghiande prima di profetizzare, ritenendo la quercia un tramite tra il mondo superiore e quello inferiore e, per tale motivo, un albero profetico. Ogni anno, durante la Lughnasadh, venivano accesi dei falò con il legno di quercia, affinchè essa potesse trasmettere la sua potenza intatta. Le querce sostenevano il cielo, impedendo che cadesse sulla terra, e per tale motivo le tribù primitive erano terrorizzate quando i conquistatori romani o i missionari abbattevano questi alberi sacri. Nel mondo celtico la quercia è associata alla dea Brigid e al dio Taranis, signore del Fuoco Celeste, è quindi associata ai fulmini e si credeva che le ghiande proteggessero le case da tale pericolo

Nel bosco di Saint-Denoual, in Bretagna, vi è una pianta che cresce solo nelle querce cave e nella tradizione popolare si è sempre ritenuto che ingerirla, tenendo fra le mani un rametto di vischio e di verbena, renda invisibili.

Anche nella cultura anglosassone l’albero della quercia era oggetto di credenze particolari. Tenere il suo legno in casa, mette al riparo dai fulmini. Inoltre a quest’albero veniva attribuito il potere di fare guarire dal mal di denti, trasferendo il dolore dall’uomo alla pianta. Le foglie della quercia erano inoltre in grado di proteggere dal malocchio. Secondo le prescrizioni dell’antica medicina popolare, per evitare il formarsi delle piaghe ai piedi, era opportuno mettere una foglia di quercia dentro il cappello. La quercia è uno dei fiori di Bach: Oak serve a tutti coloro che sono troppo legati al dovere, severi e inflessibili con se stessi, che ritenendosi indispensabili ed insostituibili, inevitabilmente si sentono stanchi ed esauriti perchè si assumono il carico di tutto, senza mostrarlo a chi è vicino. L’olio essenziale di quercia favorisce l’allentamento della tensione, il riposo, il ri-equilibrio delle proprie energie.

Il legno di quercia si presta bene alla fabbricazione delle bacchette magiche e le ghiande sono amuleti per la fertilità e per la ricerca di un nuovo amore: una ghianda forata e appesa al collo, è un amuleto protettivo molto potente ed efficace.
Una  quercia viene considerata la guardiana della casa presso cui è stata piantata.

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